lunedì 22 febbraio 2016

Recensione libro: "In fuga con la zia" di Miriam Toews

Min sprizza follia da tutti i pori, la gioia, la lucidità, non ricorda più dove le ha lasciate. Forse le ha annegate insieme a suo padre nel mare di Acapulco, forse le ha sotterrate nel cassone della sabbia in giardino mentre giocava con i bambini.
I suoi occhi sono inquietudini vaganti, sgranati come quelli di un gatto alla fine di una galleria, vengono da un buio che nessuno può vedere. È un viaggiatore stanziale dopo il ceck-in, ha paura di salire a bordo ma  ormai ha fatto il biglietto. Ha perso al direzione, ha perso il filo della sua narrazione.
Min aveva un marito di nome Cerkis, un artista che componeva gallerie di foto sfuocate, che è è andato via,come tante altre cose nella sua vita. Sono rimasti i suoi figli, Logan di 15 anni e Thebe di 11, completamente allo sbando. Anche sua sorella Hattie è scappata a Parigi, dopo che per tutta la vita ha cercato di rallegrarla, di decifrare un codice del loro linguaggio che avesse parole di amore e legami innati.

Ma adesso Hattie è tornata, e rimetterà ordine. Qui urge fare una precisazione. Questo non è un melenso romanzo americano, e, zia Hattie è tutt'altro che Julie Andrews nel ruolo della leziosa Mary Poppins, anzi, di problemuccio ne ha qualcuno anche lei, a partire dal fidanzato Marc, che è partito per l'India assicurandole che comunicheranno per via telepatica.
In fuga con la zia di Miriam Toews, edito da Marcos y Marcos, è un incredibile road book canadese a 4 ruote e 4 velocità. Quella a scartamento ridotto di Min nella clinica psichiatrica, quella  incerta di Hattie che carica i ragazzi su un furgone sfasciato per andare alla ricerca di Cherckis, che nell'assolato Joshua Tree National Park si è unito ad un gruppo di anarchici per monitorare gli abusi della polizia frontaliera. Dal Manitoba ai confini con il Messico,l'asse portante che fa ruotare questo bel pezzo di letteratura su gomma, sono Logan e Thebes. Lei ha i capelli viola e incrostati di nonsisachè, è un cucciolo di giraffa che crea buoni regalo e aquiloni giganti, che sforna neologismi e raramente lacrime. Logan è un duro ma non emo, porta il cappuccio della felpa sempre calato sugli occhi, tira a canestro e lancia accette nel giardino dei vicini.
Un romanzo con tante fermate, molti motel tristi, una valanga di parole sovrastate da musica a palla, e, soprattutto un infinito atto d'amore e sorellanza.

Roberta Paraggio

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